La razza umana ha sviluppato, con l’evoluzione, un sistema di comunicazione, strutturato e complesso, basato sulla parola.
Funzionale a tal punto da esserci quasi dimenticati di possedere, come altri animali, ulteriori sistemi comunicativi, come il linguaggio corporeo - che, comunque, continuiamo ad utilizzare per lo più a livello inconscio - capace di sottolineare, confermare o negare ciò che viene espresso attraverso le parole e manifestare stati emozionali.
Con la prevalenza del linguaggio parlato, abbiamo perso anche quello spirito d’osservazione utile alla comprensione di linguaggi più sottili, propri di altre specie e, spesso, dimentichiamo che, per comunicare, non è sempre necessario usare le parole, come ampiamente dimostrato dal resto del mondo animale in cui le parole non esistono eppure, la comunicazione, risulta lo stesso possibile.
Molte incomprensioni fra uomo e cane sono causate proprio dal fatto che ci ostiniamo a comunicare con loro soltanto attraverso il nostro linguaggio, aspettandoci che essi lo comprendano e non sforzandoci di imparare e magari, in parte, utilizzare, i loro sistemi comunicativi. Pretendiamo cose senza senso, assumiamo inconsapevolmente atteggiamenti minacciosi o provocatori e ci arrabbiamo per comportamenti che, invece, rientrano tranquillamente in una perfetta etichetta canina, risultando, ai loro occhi, incomprensibili e incoerenti.
La comunicazione visiva (o posturale) comprende tutti i segnali percepiti dalla vista, atti ad esprimere uno stato d’animo, uno status sociale, un’intenzione (giocosa, amichevole, minacciosa, aggressiva, sessuale…), un’esigenza e, quindi, ad influenzare il comportamento del ricevente.
Inoltre, questo sottile linguaggio, caratterizzato da un complesso sistema di segnali, è finalizzato a gestire le ostilità e ad evitare conflitti all’interno del branco.
I segnali visivi, emessi dal cane, coinvolgono praticamente tutte le regioni del corpo: occhi, orecchie, muso, bocca, pelo, coda, busto, zampe ecc… le quali, per una corretta interpretazione, vanno considerate sempre nel loro complesso e mai singolarmente.
All'interno di questo vasto canale comunicativo, ricoprono una particolare importanza i “segnali calmanti” o “segnali di pacificazione”.
Si tratta di sottili segnali emessi dal cane con lo scopo di segnalare disagio, stress o, al contrario, buone intenzioni, prevenire conflitti, pacificare le situazioni, calmare interazioni e giochi troppo esuberanti e affrontare situazioni stressanti, calmando il nervosismo proprio e altrui.
Sono, inoltre, spesso utilizzati dagli adulti per calmare l’eccessiva irruenza dei cuccioli.
Fra i più comuni segnali di calma troviamo: leccarsi il naso, voltare la testa, alzare una zampa anteriore, sbadigliare, mostrare un comportamento sostitutivo come grattarsi o annusare per terra, ecc...
L’abilità innata che posseggono i cani nell’utilizzo di tali segnali, in base alle esperienze di vita, può consolidarsi e fortificarsi come anche andare perduta.
Se correttamente stimolata e rinforzata può, però, nella maggioranza dei casi, essere recuperata.
Da non sottovalutare, ancora una volta, le conseguenze della mano dell’uomo.
La selezione artificiale e la manipolazione genetica hanno condizionato notevolmente la capacità di comunicare dei cani, influenzando tutte le parti del corpo coinvolte nella segnaletica: conformazione e amputazione di orecchie e coda, occhi nascosti dal pelo e conformazioni fisiche portate agli estremi.
La comunicazione con una specie diversa non è una facoltà innata, istintiva, né per noi né per i nostri cani, ma può essere appresa, entrambi possiamo imparare ad interpretare i reciproci linguaggi.
Imparare finalmente a comunicare vi darà la possibilità di conoscere la natura dell'emozione che provoca ogni comportamento, imparando così a gestire e rafforzare il rapporto con il vostro cane.